Negli ultimi giorni sono tornati a circolare nei gruppi WhatsApp messaggi allarmanti secondo cui sarebbe “obbligatorio attivare la privacy avanzata” per impedire a una presunta intelligenza artificiale di accedere alle chat private, ai numeri di telefono e ai dati personali.
Il testo invita tutti i partecipanti a un gruppo a chiedere agli amministratori di attivare manualmente l’opzione “Privacy avanzata della chat”, con la promessa di proteggersi da intrusioni indesiderate.
➡️ Si tratta di una notizia falsa.
Cosa fa davvero la “privacy avanzata della chat”
La funzione Privacy avanzata della chat esiste davvero, ma non ha nulla a che fare con l’accesso di intelligenze artificiali alle conversazioni.
Ecco cosa comporta quando viene attivata in un gruppo:
- impedisce di esportare la cronologia della chat;
- blocca il salvataggio automatico di foto e video nella galleria;
- disabilita alcune funzioni sperimentali di IA (ad esempio i riepiloghi dei messaggi non letti o le richieste a Meta AI).
In sostanza, è un’impostazione che limita la diffusione e l’uso esterno dei contenuti della chat, non una barriera contro presunte letture “segrete” da parte dell’IA.
Chi può attivarla?
- In un gruppo WhatsApp, qualsiasi membro può attivare o disattivare la privacy avanzata della chat.
- Gli amministratori, se vogliono, possono restringere questa possibilità e consentire la modifica solo agli amministratori.
Quindi non è vero che “tutti i partecipanti devono attivarla obbligatoriamente” , nè che è un’operazione da richiedere necessariamente agli amministratori: è semplicemente un’opzione di gestione del gruppo.
Quando può essere utile (o dannosa)
La privacy avanzata può essere una buona idea se si desidera che i contenuti rimangano strettamente interni al gruppo, ad esempio in chat di famiglia, di amici o di lavoro sensibile.
Ma in altri casi può risultare eccessiva.
Se il gruppo ha come scopo quello di condividere materiali che devono poi essere:
- pubblicati su un sito o un profilo social,
- rivisti insieme anche da persone esterne al gruppo,
- recuperati a distanza di tempo per progetti o archivi,
l’attivazione della privacy avanzata può ostacolare queste operazioni, perché rende più difficile esportare e riutilizzare i contenuti.
E la sicurezza delle chat?
Ricordiamo che le conversazioni WhatsApp (sia private sia di gruppo) sono già protette con la crittografia end-to-end: ciò significa che né WhatsApp né Meta né altre IA possono leggere i contenuti. Solo mittente e destinatari hanno accesso ai messaggi.
In genere quanto troviamo in rete che lede la privacy delle persone è frutto di screenshot o di fotografie fatte agli schermi, azione che evidenzia quanto in realtà il maggiore rischio di lesione della propria privacy si abbia da comportamenti messi in atto da esseri umani.
Conclusione
La “privacy avanzata della chat” è una funzione reale e utile in alcuni contesti, ma non ha nulla a che vedere con i messaggi allarmistici che stanno circolando.
👉 Attivarla o meno non è un obbligo: va valutato in base alla finalità del gruppo.
👉 Nessuna intelligenza artificiale ha libero accesso alle chat WhatsApp: i messaggi sono già protetti dalla crittografia end-to-end.
Soprattutto, ricordiamo sempre: prima di inoltrare messaggi catena, meglio verificare le fonti.
Grazie a tutti,
Federica