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Interculture postdigitali

Cari lettori,

Su Academia.edu è stato pubblicato proprio in questi giorni un nuovo editoriale di Pier Cesare Rivoltella dal titolo “Quando nasce un nuovo campo di ricerca…”.

In questo breve saggio si parla di un nuovo campo di ricerca proposto da Pasta e Zoletto, quello delle Interculture postdigitali. 

Il rimando bibliografico è al volume Postdigital Intercultures. Interculture postdigitali (EAN 9788828406228) della rivista Scholé, numero 2 del 2023

Il riferimento di contenuto, invece, è a un ambito interdisciplinare che unisce riflessioni pedagogico-interculturali e mediaeducative. Le Interculture Postdigitali spingono ad ampliare la prospettiva di ricerca in ambito pedagogico, considerando l’interazione tra diversità nei contesti educativi e i cambiamenti nei media e linguaggi digitali. I vari contributi nel fascicolo presentano esempi di come questa integrazione può manifestarsi.

In effetti, le nuove frontiere del progresso tecnologico offrono, per chi voglia studiare e mettersi in gioco, meravigliose opportunità di inclusione, di personalizzazione, di arricchimento e potenziamento della capacità di literacy (non solo digital literacy,  ma tutte le varianti di alfabetizzazione e acquisizione di competenze a cui ormai si estende l’applicazione di questo termine).

Pensiamo a quanto l’integrazione dei media digitali nei contesti educativi offra opportunità uniche per rendere l’apprendimento più interattivo e coinvolgente, ma anche a quanto la tecnologia permetta fruizioni con ritmi diversi, individuali o collaborative a seconda delle necessità. Possiamo spingerci a considerare anche quanto la tecnologia faciliti il confronto tra linguaggi diversi, offrendo a chi coglie questa sfida delle risorse per analizzare criticamente che erano fino a un decennio fa inimmaginabili.

Di fronte a tanta ricchezza, sempre ben evidenziata negli studi accademici come quello sopra citato, mi prende sempre un briciolo di sconforto nel vedere che invece i mezzi di comunicazione di massa e spesso, ahimé, anche le programmazioni scolastiche, si concentrano solo sui cosiddetti “pericoli”. Sicuramente è vero che l’’integrazione dei media digitali pone anche sfide etiche e preoccupazioni per la sicurezza digitale. È fondamentale, senza dubbio, educare gli studenti all’uso responsabile dei media digitali e alla protezione della loro privacy online. Così come è sempre fondamentale nella scienza e nella tecnologia non perdere di vista l’etica che deve guidare ogni innovazione umana.

Ma là dove la ricerca pedagogica esiste, non si può trascurarla per fare una mera cronaca, talvolta anche troppo enfatizzata, dei casi problematici.

Dovremmo forse tutti quanti leggere un po’ più saggi pedagogici (di Rivoltella e di altri) e un po’ meno news.

Ecco un altro buon proposito da formulare per il 2024,

Federica

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